Il diario di Anna Frank è probabilmente uno dei libri più letti e più toccanti degli ultimi 70 anni. La famiglia Frank è composta da Otto, Edith e le figlie Margot e Anne.
Anne nasce a Francoforte sul Meno il 2 giugno del 1929. Con l'ascesa di Hitler nel 1933, i Frank decidono di trasferirsi in Olanda dove avviano due imprese; l'Opekta che vende un addensante per la preparazione delle marmellate e la Pectaconn che vende miscele di spezie e erbe. Nel maggio del 1940 l'Olanda viene occupata dall'esercito tedesco e un paio di anni dopo i Frank decidono di nascondersi nell'edificio in cui hanno sede le imprese di famiglia. A loro si aggiungono la famiglia Van Pels (Herman, Auguste e Peter) e Fritz Pfeffer. Lo stabile è costituito da 2 sezioni: una casa che si affaccia sul canale e una casa sul retro, l'alloggio segreto. Siccome le spezie non possono essere esposte alla luce, i vetri delle finestre sono oscurati e per questo motivo l'alloggio segreto non è visibile.
Durante la lunga permanenza in clandestinità, Anna scrive il suo ormai famoso diario. Descrive con passione gli avvenimenti che avvengono all'interno del nascondiglio segreto e la loro vita quotidiana durante l'occupazione nazista.
Il 4 agosto 1944 qualcuno li tradisce e vengono tutti deportati ad Auschwitz Birkenau e Bergen Belsen.. Solo Otto Frank riuscirà a salvarsi. Pochi anni dopo decide di pubblicare il diario della figlia. Nel 1960 trasforma l'alloggio segreto in un museo ed è ad oggi è uno dei luoghi più visitati di Amsterdam. All'esterno dell'edificio è sempre presente una lunga coda di persone che attende il proprio turno per poter visitare la casa. Il tempo di attesa può durare anche 2 o 3 ore.
All'interno della casa non è possibile scattare delle fotografie, quindi proverò a descrivere l'alloggio a parole mie. L'entrata del museo si trova nella casa sul canale. Le prime stanze che incontriamo sono quelle degli uffici e dei magazzini delle imprese dei Frank. Ai muri sono appese foto di famiglia, articoli, poster pubblicitari dell'Opekta. Al secondo piano entriamo in quello che era il deposito dell'azienda. Da qui si raggiunge l'alloggio segreto nella parte posteriore dell'edificio. E' ancora presente l'armadio libreria, che faceva da porta al nascondiglio. Le stanza degli 8 abitanti dell'alloggio sono sistemate su 2 piani collegati tra loro da una scala di legno molto stretta e ripida. Le stanze sono vuote, senza mobili, per volere dello stesso Otto, affinchè si sentisse il vuoto lasciato in quella casa dalla sua famiglia. Fa un effetto strano essere in quella camera, dove Anna ha passato 2 interi anni, senza poter fare un rumore, mettendo giù tutti i suoi pensieri su un diario. I visitatori sono tutti molto composti, nessuno parla, tutti osservano, guardano le foto, leggono frasi estratte dal diario scritte su pannelli appesi ai muri. Ognuno ha fatto sua questa esperienza. Questo non è il solito museo dove sono esposti dei pezzi di archeologia, di arte, di paleontologia, un museo dove al muro sono appese delle spiegazioni. Perchè non c'è una spiegazione a tutto questo. Non c'è una lezione da imparare. Il museo non riguarda nemmeno Anna Frank che è solo una delle tante, troppe persone morte durante l'olocausto. Visitare il museo è un modo per fermarsi a riflettere su ciò che è stato, per rendersi conto che tutto questo è avvenuto veramente. A volte solo quando possiamo toccare con mano qualcosa o quando possiamo dare un nome ad una persona, quello che prima sembrava lontano e irreale, ora è reale e vicino. Anna Frank è solo una dei 6 milioni di ebrei morti nell'olocausto, ma la sua storia è arrivata fino a noi, l'abbiamo tutti nel cuore e nei nostri cuori continua a vivere. Questa casa è un luogo di riflessione.